Differenze tra Business Continuity e Disaster Recovery: VMware Horizon può aiutarti per entrambe

Differenze tra Business Continuity e Disaster Recovery: VMware Horizon può aiutarti per entrambe

Alla luce dei recenti eventi, molte organizzazioni stanno attraversando un periodo di forte imprevedibilità. Un numero sempre maggiore di esse, infatti, ha cancellato eventi e meeting, attuando politiche di smart working e ritrovandosi a testare la propria preparazione nella gestione delle conseguenze di eventi inaspettati. In questo articolo identificheremo le differenze che intercorrono tra disaster recovery e business continuity e le soluzioni che possono aiutare la tua azienda a rimanere operativa ed efficiente anche in tempi di così grande incertezza.

Se guardiamo alle diverse ragioni che spingono i clienti a utilizzare la virtualizzazione di desktop e applicazioni, alcune di queste hanno un impatto decisamente più immediato di altre. La sicurezza, l’eliminazione dei dati “at rest”, il lavoro da remoto, le fusioni e le acquisizioni, le applicazioni, i follow-me desktop e molto altro ancora sono tutti elementi preziosi per le organizzazioni. Altri, come il disaster recovery e la business continuity, rivelano il loro valore solo quando necessari.

Ma qual è la differenza tra disaster recovery e business continuity? Anche se questi processi potrebbero apparentemente sembrare identici – dopo tutto, entrambi fanno sì che gli utenti siano messi in condizione di continuare a lavorare anche in caso di eventi imprevisti e interruzioni – il disaster recovery e la business continuity presentano sostanziali differenze.

Che cos’è il Disaster Recovery?

Il disaster recovery entra in azione a seguito di un evento inaspettato che colpisce la tua infrastruttura. Un tornado che distrugge un data center o un’interruzione di corrente, ad esempio. In uno scenario di disaster recovery, è probabile che sia necessario che i carichi di lavoro vengano spostati rapidamente in un altro luogo. Con i PC tradizionali, le aziende possono utilizzare “siti caldi” localizzati altrove in grado di essere pronti in caso di emergenza. Questi ultimi non solo sono costosi da mantenere, ma devono anche essere ragionevolmente vicini agli utenti; così vicini che potrebbero anche essere colpiti dallo stesso disastro. Lo spostamento dei desktop e delle applicazioni nel data center o nel cloud pubblico permette a questi carichi di lavoro di girare più velocemente e di essere accessibili da remoto, anche in caso di eventi inattesi.

Che cos’è la Business Continuity?

La business continuity si riferisce invece a situazioni in cui l’infrastruttura rimane intatta, ma subentra una variabile che impedisce ai propri dipendenti di lavorare normalmente. Bufere di neve o uragani sono buoni esempi, ma ci sono molte altre ragioni per cui un’interruzione potrebbe costringere i lavoratori a rimanere a casa. Se un’azienda utilizza desktop tradizionali accessibili solo dall’ufficio, un’interruzione di questo tipo potrebbe essere disastrosa, ma, grazie alla virtualizzazione dei desktop e delle applicazioni, gli utenti possono semplicemente connettersi ai loro desktop e alle applicazioni da casa.

In entrambi i casi, l’implementazione di desktop e applicazioni virtuali dal data center con VMware Horizon piuttosto che l’utilizzo di mezzi più tradizionali come i PC fisici, consente all’organizzazione di essere più flessibile e adattabile nel caso si verifichi un impedimento o un’interruzione di qualsiasi genere. Se i desktop e le applicazioni virtuali rappresentano il metodo principale con cui i dipendenti svolgono il proprio lavoro, la loro esperienza sarà esattamente la stessa indipendentemente da dove si trovano, il che riduce ancora di più l’impatto di eventuali interruzioni inaspettate!

Horizon può aiutarti in entrambe le situazioni

VMware Horizon offre una piattaforma flessibile in grado di adattarsi ai casi di utilizzo più quotidiani, fornendo al contempo funzionalità aggiuntive a supporto del disaster recovery o della business continuity. Fornendo un unico pannello di controllo e un set di servizi cloud-based, le aziende possono implementare desktop virtuali e applicazioni in ambienti vSphere on-premises, VMware Cloud on AWS e Microsoft Azure in contemporanea e con la stessa assistenza. VMware dispone anche di soluzioni di virtualizzazione dei desktop su IBM Cloud e soluzioni partner, il che significa poter realizzare ancora più flessibilità quando è maggiormente richiesta.

Con VMware Horizon, è possibile costruire rapidamente un ambiente di virtualizzazione desktop completo e agile per supportare gli utenti in qualsiasi situazione. Combinato a VMware Workspace ONE, la tua azienda può garantire un’esperienza utente coerente, una sicurezza zero-trust, comunicazioni continue tramite Workspace ONE Intelligent Hub e, soprattutto, produttività ininterrotta.

Se non hai ancora pianificato una strategia di disaster recovery o business continuity, potrebbe essere il momento di iniziare a pensare a come la tua organizzazione possa affrontare questo genere di scenari potenzialmente dirompenti.

Fonte:  VMware Italy

Okta collabora con VMware, CrowdStrike e Tanium per incrementare la sicurezza del log-in

Okta collabora con VMware, CrowdStrike e Tanium per incrementare la sicurezza del log-in

Okta Inc., produttore di software per l’Identity Access Management, ha presentato tre partnership per la sicurezza informatica volte a salvaguardare le reti aziendali, mentre milioni di dipendenti sono costretti a lavorare in remoto.

Okta ha annunciato gli accordi con Carbon Black di VMware Inc., CrowdStrike Holdings Inc. e Tanium Inc., aziende che aiutano a proteggere reti e applicazioni da software e dispositivi non sicuri. Il produttore di software ha dettagliato i patti in vista della sua conferenza annuale, che ora è un evento virtuale a causa dell’ordine di rimanere a casa in California, derivante dalla pandemia di coronavirus.

La società, con sede a San Francisco, produce software che consente gli utenti di accedere a varie applicazioni con un unico set di credenziali. Le collaborazioni erano in corso prima della pandemia, ma hanno assunto carattere di urgenza mentre le organizzazioni si affrettano ad assicurarsi che gli hacker non si infiltrino nei loro sistemi mentre tanti dipendenti lavorano da casa.

Negli ultimi anni Okta è diventata una delle società preferite dagli investitori in quanto ha cercato di integrarsi con altri produttori di software e di arricchire la sua immagine di fornitore aperto e neutrale. Il valore delle azioni della società sono aumentate quasi sette volte dall’offerta pubblica iniziale dell’aprile 2017, e quest’anno hanno guadagnato il 6% nonostante il crollo del mercato.

“Con Covid-19, dove tutti cercano di lavorare da casa, la capacità di lavorare in un ambiente sicuro e di integrarsi insieme è più importante di quanto non lo sia mai stato”, ha dichiarato in un’intervista l’amministratore delegato Todd McKinnon. “Carbon Black analizza il dispositivo alla ricerca di malware e virus. Queste informazioni vengono inviate direttamente in Okta. Se il dispositivo ha qualcosa di brutto da un punto di vista della sicurezza, non si può entrare da nessuna parte”.

Okta e VMware avevano già lavorato insieme, ma il loro accordo si è esteso fino a includere Carbon Black, un fornitore di cybersecurity che VMware ha acquisito ad ottobre. VMware sarà il principale partner di Okta nei suoi sforzi per aumentare la sicurezza degli endpoint, hanno affermato i dirigenti di entrambe le società, riflettendo le grandi dimensioni della società di software di virtualizzazione e la lunga lista di clienti.

Lo sforzo congiunto, che dovrebbe essere disponibile per i clienti nel quarto trimestre di quest’anno, ridurrà la necessità per i dipendenti di accedere alle reti aziendali con sistemi token, ha affermato Sanjay Poonen, Chief Operating Officer of customer operations di VMware, in un’intervista.

I prodotti di Crowdstrike e Tanium si integreranno con il software di Okta in modo simile, ha detto l’azienda.

McKinnon ha affermato che alcuni clienti stanno accelerando gli sforzi per aumentare la sicurezza del login, ma altri avevano ritardato gli sforzi di adottare il software di Okta nel bel mezzo di Covid-19. L’azienda aggiornerà gli investitori sulle sue prospettive di business a margine della conferenza annuale.

Fonte: Bloomberg by By 

 

VMware è leader nella gestione unificata degli endpoint

VMware è leader nella gestione unificata degli endpoint

La conferma arriva dal report The Forrester Wave: Unified Endpoint Management, Q4 2019, che ha valutato 13 vendor di Uem

VMware ha annunciato di essere stata riconosciuta Leader nell’Unified Endpoint Management da Forrester Wave all’interno del report The Forrester Wave: Unified Endpoint ManagementQ4 2019, che ha valutato 13 vendor di soluzioni di unified endpoint management (UEM).

La piattaforma per il digital workspace intelligence-driven di VMware, VMware Workspace ONE, si è classificata al primo posto nelle categorie “offering” e “strategy”. La piattaforma, inoltre, ha ottenuto il punteggio più elevato anche nelle categorie che premiano la roadmap e l’execution di prodotto e i criteri dell’ecosistema dei partner, nonché nella valutazione della presenza sul mercato (per il numero dei clienti complessivi, i clienti di Windows 10, il numero di dispositivi gestiti e il fatturato).

Forrester Wave dichiara: “La presenza crescente di VMware nel mercato UEM è in gran parte dovuta agli investimenti che rendono più semplice per i clienti abbracciare la gestione moderna di Windows 10, come la funzionalità di provisioning Dell differenziata per Workspace ONE, che consente di automatizzare in modo significativo il deployment dei PC Windows”.

Il report riconosce anche che: “L’impegno di VMware nel supportare l’esperienza dei dipendenti si conferma consistente. L’azienda supporta una vasta gamma di sistemi operativi e dispositivi, offre una solida esperienza di single sign-on (SSO) e funzionalità uniche a vantaggio della produttività all’interno delle sue app di gestione delle informazioni sul prodotto (PIM), come Mobile Flows”.

VMware continua a offrire innovazioni che rendono Workspace ONE la piattaforma di digital workspace di riferimento del mercato, scelta dall’IT e dai dipendenti. Dalle app ai dispositivi mobile, ai PC, VMware Workspace ONE offre ai clienti una console unica per gestire e proteggere in modo sicuro app e dispositivi aziendali critici su tutte le piattaforme, inclusi Windows, macOS, Chrome OS, iOS, Android e Linux.

Come riferito in una nota ufficiale da Shankar Iyersenior vice president e general manager, End User Computing di VMware: «Continuiamo ad arricchire Workspace ONE con le tecnologie più innovative del mercato a un ritmo vertiginoso, per fornire ai clienti il supporto della piattaforma per l’UEM più completa sul mercato, con funzionalità di sicurezza zero trust, e con l’ecosistema di partner più esteso. Sono questo ritmo di innovazione e la capacità di esecuzione a rendere Workspace ONE la piattaforma di digital workspace preferita sia dall’IT che dai dipendenti e crediamo che siano questi fattori di differenziazione ad averci permesso di ottenere il riconoscimento da parte dei principali analisti».

Fonte: Redazione LineaEDP

VMware: tre modi in cui il canale può aiutare a offrire una vera esperienza digitale ai dipendenti

VMware: tre modi in cui il canale può aiutare a offrire una vera esperienza digitale ai dipendenti

Roberto Schiavone di VMware Italia, riflette sul ruolo che i partner posso svolgere nell’accompagnare le aziende verso la capacità di offrire un’esperienza digitale ottimale ai dipendenti.

Per le aziende, porre al primo posto l’attenzione alle proprie persone non è mai stato così importante. L’esperienza che oggi le organizzazioni possono offrire ai dipendenti – in termini di accesso alle corrette tecnologie digitali, applicazioni, cultura e supporto – può avere un impatto diretto sulla crescita del proprio business e sulla capacità di attrarre e valorizzare i talenti.

Questo è quanto rivela una ricerca condotta recentemente da VMware su 3.600 dipendenti in EMEA responsabili delle risorse umane e dell’IT, che mostra come nelle aziende caratterizzate da una forte crescita il numero di dipendenti che lavora liberamente con i propri dispositivi personali sia oltre il doppio di quelli che lavorano in aziende dalla crescita più contenuta, e come due terzi di tutti i dipendenti dichiari che la flessibilità nell’utilizzo degli strumenti digitali per il lavoro influenza la loro decisione di accettare una posizione in un’azienda o addirittura di candidarsi per un nuovo posto di lavoro.

Quindi perché non lo fanno tutte le aziende e qual è l’opportunità per il Canale?

Come sempre, è spesso più facile a dirsi che a farsi; creare un’esperienza digitale ottimale per i dipendenti significa superare delle sfide operative, culturali e tecnologiche significative. In particolare, comporta la capacità di creare un ponte tra i team di risorse umane e l’IT, superando l’abitudine di operare per silos, che sta compromettendo la capacità delle organizzazioni di offrire l’esperienza digitale richiesta dai propri dipendenti.

Questo è proprio l’ambito nel quale i partner possono svolgere un ruolo cruciale come consulenti di fiducia, proprio perché oggi investono risorse sufficienti a comprendere le sfumature delle aziende e, al contempo, sono abbastanza obiettivi da saper guidare il coordinamento tra i diversi dipartimenti all’interno delle aziende. L’opportunità per chi opera nel Canale è poter sfidare i propri clienti a pensare in modo diverso, per aiutarli a colmare le lacune all’interno delle organizzazioni e garantire quel livello di performance sufficiente a comprendere correttamente quale sia la portata dell’adozione di un approccio digitale per i dipendenti.

A mio avviso questi sono tre passaggi fondamentali che si dovrebbe compiere per raggiungere questo obiettivo:

1. Comunicare per collaborare

I responsabili IT e le risorse umane purtroppo si incontrano raramente per discutere temi che riguardano le loro aree di sovrapposizione. Si tratta di una situazione comune: l’84% dei dipendenti in EMEA vorrebbe che le risorse umane l’IT collaborassero di più, mentre solo il 18% pensa che lo facciano già con costanza. Il risultato è una mancanza di coordinamento e delle responsabilità non ben definite – tra le diverse linee di business ma anche tra i dipendenti. Lo dimostra in effetti anche il fatto che la metà dei dipendenti (49%) non sappia se rivolgersi alle risorse umane o all’IT riguardo all’esperienza digitale che sta sperimentando al lavoro.

Una confusione interna di questo tipo può rappresentare per i partner una grande opportunità per guidare comunicazioni condivise e collegare i silos dipartimentali, aiutando così a contrastare l’idea che l’IT sia solo tecnologia e che le risorse umane si occupino solo della gestione dei processi dei dipendenti. In questo modo, i partner possono aiutare a chiarire quali siano i ruoli, le responsabilità e i processi dei team in modo che possano lavorare meglio insieme. Adottare un approccio congiunto, in cui IT, risorse umane, azienda e dipendenti hanno tutti voce e ruolo, è essenziale.

2. Mettere al primo posto l’utente e non il dispositivo

Troppo spesso pensiamo alla mobility e ai dipendenti che sfruttano le tecnologie digitali come a semplici impiegati di un classico ufficio, che possono inviare email dallo smartphone o fare conference call seduti comodamente nel proprio salotto. In realtà, si tratta di molto di più, e la vera opportunità per le organizzazioni sta nel pensare prima di tutto all’”utente” e non al “dispositivo”.

I partner possono aiutare a guidare questo cambiamento di mentalità, allontanandosi dalla semplice gestione di laptop e dispositivi mobile per supportare al meglio e in modo più ampio le possibili esigenze degli utenti. Potrebbe trattarsi di dipendenti che operano nei back office, forniscono servizi di vendita ai clienti o lavorano in negozi al dettaglio o nella produzione. Qualunque sia campo specifico, le organizzazioni avranno bisogno di una guida per garantire che la giusta tecnologia supporti gli obiettivi aziendali – gestendo tutte le app, tutti i casi d’uso – in modo da sfruttare il potenziale dell’IT per poter pensare in modo diverso.

I partner possono offrire valore pensando in modo più ampio e attingendo a esperienze attuali o a progetti già realizzati, con altre organizzazioni e in altri settori. Prendiamo, ad esempio, quanto accade nelle gallerie d’arte o in vari spazi espositivi, dove vengono sviluppate applicazioni che forniscono ai visitatori della mostra informazioni in base alla loro posizione, ogni volta che si avvicinano a un’opera. Garantendo che i contenuti digitali supportino la conoscenza, l’esplorazione e l’esperienza, queste gallerie possono aumentare il coinvolgimento dei propri visitatori che sfruttano il digitale. Lo scenario può sembrare un po’ troppo specifico, ma ci insegna qualcosa che può essere ulteriormente applicato – nel settore aereo, ad esempio, per fornire ai viaggiatori informazioni su strutture e servizi in base alla loro prossimità, per non parlare del supporto durante il viaggio, sui loro dispositivi in modo da migliorare le esperienze all’interno di aeroporti grandi e affollati.

Assegnare priorità ai progetti “ad alta velocità”; provare in piccolo non porta a grandi risultati

I partner hanno anche bisogno di lungimiranza per determinare quali aree dell’azienda devono essere coinvolte in ciascun progetto. Non tutti i progetti, nemmeno quelli che riguardano l’esperienza digitale dei dipendenti, richiedono il pieno coinvolgimento dei team IT e delle risorse umane. Nel caso invece sia così, è necessario puntare su un coordinamento senza soluzione di continuità, nonostante l’attrito che ne potrebbe conseguire.

L’onboarding di nuovi dipendenti è un ottimo esempio perché richiede la collaborazione “da manuale” tra risorse umane e IT. L’obiettivo qui è offrire una “day zero experience”, ovvero un’esperienza che vede il nuovo dipendente ricevere digitalmente tutta la documentazione relativa al suo incarico, i dettagli di accesso, le domande sulla preparazione e le informazioni di onboarding, ancora prima che inizi il suo primo giorno in azienda. Fornito tramite una piattaforma tecnologica unica, in grado di gestire in modo semplice e sicuro qualsiasi app su qualsiasi dispositivo, tale approccio consente al dipendente di restituire la documentazione completa, selezionare il dispositivo scelto da utilizzare sul posto di lavoro, effettuare il set up per accedere al sistema aziendale e acquisire familiarità con le attività immediate e in modo che, appena varcate per la prima volta le porte dell’ufficio, possa semplicemente prelevare il suo nuovo device e iniziare a lavorare.

Quando si definiscono le priorità in progetti di questo tipo, bisogna considerare che provare in piccolo può portare a un rapido fallimento. Molti programmi infrastrutturali e di modernizzazione tendono a durare 18 mesi, con un effetto “big bang”, per la complessità che comportano. Oggi, spesso le aziende non possono sempre permettersi una tempistica di questo tipo: i talenti in azienda, ad esempio, devono avere in mano gli strumenti fin dal primo giorno. Per questo motivo, i partner devono aiutare le organizzazioni ad assegnare la priorità ai progetti che devono essere rapidi; se falliscono devono essere rapidi anche in quello, in modo da imparare velocemente, reagire rapidamente e adattarsi alla prossima sfida, cogliendo nuove opportunità.

Sfidare le aziende invitandole a pensare diversamente

In sintesi, sfruttare queste tre tecniche si traduce nella possibilità di stabilire un nuovo modello di coinvolgimento tra IT e risorse umane a vantaggio, in definitiva, degli utenti finali. È necessario adottare un processo decisionale coordinato e rapido, alimentato da una piattaforma tecnologica agile in grado di scalare con un semplice gesto per fornire l’accesso alle informazioni a tutte le persone dell’organizzazione, in modo semplice e sicuro.

Si tratta di un ambito complesso che richiede che molti dipartimenti lavorino insieme in armonia e l’opportunità per i partner in questo contesto non deve essere sottovalutata: aiutare i clienti a pensare in modo diverso, supportandoli con la giusta tecnologia dietro le quinte che li porti a liberare l’IT e le risorse umane dai vincoli dei propri silos tradizionali e favorire una vera collaborazione e, nel fare questo, supportare le aziende mentre mettono al primo posto le loro persone.

Fonte: Top Trade. Di Roberto Schiavone, Alliances & Channels Country Director di VMware Italia

Workspace ONE – (On-Premises) Aggiornamento script APNs

Workspace ONE – (On-Premises) Aggiornamento script APNs

(On-Premises) Il 26 Novembre 2019 scadono i certificati che vengono usati dalla console Workspace ONE / Airwatch.
Senza il rinnovo non sarà possibile mandare messaggi push alle applicazioni VMWare.
Chi è in possesso di Workspace ONE UEM (il nuovo nome di Airwatch) On-Premises deve aggiornare i certificati APNs eseguendo sul database la query che potete scaricare qui di seguito:

Link

Nessun Impatto per chi utilizza il sistema in SAAS.

A questo link la comunicazione ufficiale di VMware

[Workspace ONE] Migrazione ad Android Enterprise

[Workspace ONE] Migrazione ad Android Enterprise

Arriva, con la versione 19.07, la possibilità tanto attesa di avere una modalità di migrazione dei device dalla gestione Android Legacy a quella Enterprise (Work Profile).

Il sistema si baserà sulla creazione di Smart Group per rendere granulare e progressivo il cambio.

Ricordiamo che la modalità “Enterprise” è già la modalità di gestione dei device Android consigliata e sarà l’unica disponibile da Android 10 per la rimozione, da parte di google, delle API legacy.

altri dettagli qui

Fonte: VMware

Trasformazione della forza lavoro: il percorso verso il digital workspace

Trasformazione della forza lavoro: il percorso verso il digital workspace

L’evoluzione del mondo del lavoro

Il modo in cui assumiamo le persone sta cambiando. Il lavoro per la vita, la carriera, trenta anni nella stessa azienda sono tutti concetti che stanno gradualmente scomparendo e che vengono sostituiti dalla gig-economy, con un aumento del numero di lavoratori autonomi, con i team che cambiano dinamicamente nella loro composizione a seconda delle esigenze per specifici progetti e con la consapevolezza che una grande forza lavoro non necessariamente equivale a migliori risultati. Né lavorare per una grande azienda equivale a garantire la sicurezza del posto di lavoro.

In questo scenario in evoluzione, la domanda di talenti e di competenze specialistiche ha reso più difficile assumere e trattenere le persone giuste per sostenere i propri obiettivi come azienda; aspetto confermato dal fatto che il 52% delle organizzazioni italiane ha difficoltà a reclutare competenze digitali in alcune aree di business(1). D’altro canto, ora è più facile che mai impiegare persone, poiché la tecnologia abbatte i confini e avvicina tutti, indipendentemente dalla posizione, se si ha il giusto approccio a come e dove le persone lavorano. Per molte organizzazioni questa è una grande sfida. La tecnologia è il fattore abilitante, ma riguarda davvero le persone: come funzionano, cosa usano per lavorare, come si consente loro di lavorare.

In che modo antichi retaggi influiscono sui dipendenti

Storicamente, i datori di lavoro hanno permesso ai propri dipendenti di lavorare utilizzando un approccio identico per tutti: tutti avevano una postazione, strumenti di lavoro standard e orari di inizio e di fine specificati nel contratto. Non importava che fossi un infermiere, un impiegato o un magazziniere: venivi misurato sulla presenza. Ora le cose stanno cambiando. Siamo nell’era del fare di più con meno, della produttività e dell’efficienza come mantra organizzativi. I vantaggi sono chiari: i lavoratori produttivi offrono di più, il che significa che le imprese ottengono risultati migliori. Tuttavia, qualsiasi datore di lavoro che si aspetta che la propria forza lavoro sia più produttiva senza evolvere nel proprio ambiente di lavoro è destinata alla delusione.

I dipendenti produttivi sono engaged, e questo significa sempre più poter lavorare in un modo che li supporti come individui. Lo spazio di lavoro non è più identificato con una posizione specifica e predefinita, e infatti il ​​44% delle organizzazioni italiane ha offerto o ha in programma di offrire luoghi di lavoro flessibili ai propri dipendenti(1). La capacità di lavorare in maniera flessibile non dovrebbe essere limitata agli impiegati. I sistemi e le infrastrutture di un’azienda possono supportare ovunque, in qualsiasi momento, qualsiasi accesso al dispositivo? Un’organizzazione è in grado di supportare la propria forza lavoro utilizzando i loro dispositivi preferiti, senza compromettere il controllo, la sicurezza e la governance? Riesce a tenere il passo con il mondo dei dispositivi in continua evoluzione? Oggi, metà delle organizzazioni italiane utilizza i dispositivi wearable sia per la salute che per la sicurezza e smart digital assistant.(1) Le aziende sono culturalmente in grado di accettare un vero spazio di lavoro digitale? E sono pronte a potenziare la propria forza lavoro?

Il Digital Workspace – guidato dalla gente, abilitato per la tecnologia

L’area di lavoro digitale di una persona è il luogo di lavoro digitale di un’altra persona. È quello che intendiamo quando diciamo che il digital workspace è la capacità di supportare modi di lavorare veramente digitali e avere colleghi smart. Occorre migliorare l’esperienza, sia che si tratti di dipendenti, clienti o utenti del servizio. Occorre costruire lo spazio di lavoro digitale dal punto di vista degli utenti. Gli strumenti e i processi tradizionali non sono più adatti allo scopo; e questo è chiaro al 57% delle organizzazioni italiane che sono d’accordo o fortemente d’accordo sul fatto che la tecnologia obsoleta stia ostacolando la produttività e l’agilità(1). Ciò che è richiesto è un approccio basato sulla piattaforma, uno spazio di lavoro digitale.

Le aziende sono pronte per l’area di lavoro digitale?

Qualunque sia l’aspettativa di lavoro digitale di un’organizzazione, è improbabile che possa offrirla con lo stesso approccio applicato ai metodi di lavoro tradizionali. L’azienda dovrà affrontare molte sfide nell’adattarsi a questo nuovo mondo; e in un ambiente di lavoro sempre più digitale e in continua trasformazione, la sicurezza, la privacy e i problemi legati alla governance sono la sfida più grande nell’attuazione della trasformazione del workspace per il 44% delle organizzazioni italiane(1). Il modo in cui assumiamo le persone sta cambiando e sta influenzando la maniera in cui forniamo loro gli strumenti necessari; di conseguenza si sta trasformando il modo in cui li gestiamo. Le organizzazioni che comprendono che questo è un cambiamento culturale tanto quanto tecnologico saranno in grado di attrarre e trattenere in azienda persone ingaggiate; quelle che non coglieranno questa sfida andranno incontro a un impatto negativo sui risultati raggiunti. Nella ricerca sul futuro del lavoro di IDC, il 39% delle organizzazioni italiane prevede di aumentare la spesa per la trasformazione della forza lavoro del 20% o più nei prossimi 12 mesi(1), una chiara indicazione che questa tendenza sta continuando.

(1)IDC EMEA, Future of Work, November 2018

 

Fonte: vmware italy – Michele Apa, SE Manager Italy South di VMware

WorkSpace ONE – (On-Premises) Aggiornamento script APNs

WorkSpace ONE – (On-Premises) Aggiornamento script APNs

(On-Premises) Il 26 Novembre 2018 scadono i certificati che vengono usati dalla console Workspace ONE / Airwatch.
Senza il rinnovo non sarà possibile mandare messaggi push alle applicazioni VMWare.
Chi è in possesso di Workspace ONE UEM (il nuovo nome di Airwatch) On-Premises deve aggiornare i certificati APNs mediante la script DB che potete scaricare qui di seguito:

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Nessun Impatto per chi utilizza il sistema in SAAS.

 

Fine del supporto del content gateway VMware su Windows e Linux

Fine del supporto del content gateway VMware su Windows e Linux

Vi inoltriamo l’informazione ricevuta da VMWare (che riportiamo nell’articolo qui di seguito) riguardante la dismissione del Content Gateway per Windows e Linux a partire dall’8 Ottobre 2019.
Questo ruolo è stato sostituito dal sistema UAG (Unified Access Gateway) che include anche il Tunnel (Proxy e VPN), il broker di Horizon ed un sistema di reverse proxy autoritativo.

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